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SAN SERAPIONE MARTIRE. UFFICIO DELLE LETTURE

19 Mar

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SAN SERAPIONE, RELIGIOSO E MARTIRE

            UFFICIO DELLE LETTURE                   

 Memoria

Dal Comune di un martire con salmodia del giorno dal salterio.

INVITATORIO

Ant. Venite, adoriamo il re dei martiri, Cristo Signore.

Salmo invitatorio come nell‘Ordinario 

INNO

O Dio, dei santi martiri 

eredità e corona,
benedici il tuo popolo.

 

Nel nome di san Serapio
perdona i nostri debiti,
rinnova i nostri cuori.

 

Testimone di Cristo,
confermò col suo sangue
l’annunzio delle fede.

 

Per liberar gli schiavi
egli giunse alla gloria

per la via della croce.

 

La luce del tuo martire
ci guidi nel, cammino
verso la mèta eterna.

 

Sia onore e gloria al Padre

al Figlio e al Santo Spirito

nei secoli dei secoli. Amen

 

 SECONDA LETTURA

 Da  “Esercizi e doni spirituali” di Pietro di Gesù  Maria, o de la Serna, mercedario    (Siviglia 1623, pp. 136-139)

Come si deve amare il prossimo

 Nostro Signore stima tanto l’amore al prossimo da asserire che nessuno sarà suo amico se non lo è anche del prossimo; tanto lo apprezza da dire in S. Matteo che se, stando sul punto di offrirgli il sacrificio sull’altare, il sacerdote si ricorda di aver dato dispiacere al suo prossimo, deve lasciare il sacrificio senz’andare avanti e deve andare prima a riconciliarsi con il suo fratello (cfr. Mt 5, 23-25), perché Egli non stimerà affatto il sacrificio di chi non diventa prima amico del suo fratello. Strano amore e benignità!, esclama con ragione San Giovanni Crisostomo. Dio che è tanto geloso del suo onore sino a dire che non lo dà a nessuno (cfr. Is 42, 8), qui sembra che anteponga in qualche modo l’amore del prossimo al suo amore; infatti comanda che si sospenda l’esecuzione di un sacrificio e si faccia per prima cosa ciò che è necessario verso il prossimo. L’anima che sta in disgrazia con i suoi prossimi in nessun modo può stare in grazia con Dio; e se non lo è, come può avvicinarsi a lui per offrirgli il sacrificio? Giustamente dunque gli comanda di sospenderlo fino a che, ottenuta l’amicizia  del suo prossimo, ottenga contemporaneamente quella di Dio.

 Questo sembra essere confermato da ciò che dice lo stesso evangelista quando, trattando della sentenza che Egli emetterà nel giorno del giudizio, dice  che ai buoni darà la gloria e ai cattivi la pena eterna (cfr. Mt 25, 31-46). E la ragione sia dell’una che dell’altra cosa, come avverte san Pietro Crisologo, è  perché i buoni diedero da mangiare, da bere, vestirono e fecero le altre opere di misericordia a favore del prossimo, mentre i cattivi non si comportarono così. Interrogato dagli uni e dagli altri per sapere quando Egli si presentò alle loro porte o fu visto nella circostanza per cui gli uni potettero dargli l’elemosina e gli altri negargliela, risponde che qualunque cosa noi abbiamo dato a qualcuno dei nostri prossimi lo abbiamo dato a lui, e quello che abbiamo negato loro, lo abbiamo negato a lui.

Da ciò comunemente vengono considerate due cose degne di grande ammirazione. La prima è che Dio considera talmente suo il bene e il male che gli altri ci fanno, fino a dire che si fa a suo favore o contro di lui; questo intatti richiede la legge della vera amicizia che egli ha verso di noi. La seconda è che Dio non considera le sofferenze degli apostoli e dei martiri, le virtù così eroiche dei confessori, la castità delle vergini, né qualunque altra opera buona fatta in suo servizio, ma quelle fatte in favore del prossimo, come se anteponesse queste a quelle; e ciò per farei intendere la grande stima che ha delle opere fatte in favore del prossimo e lo stretto conto che ci chiederà delle negligenze e della pigrizia manifestate in esse.

 RESPONSORIO     Cfr. Mt 5, 44-45. 48; Le 6, 27

 R/ Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano e pregate per i vostri persecutori e calunniatori, * perché siate figli del Padre vostro celeste.

V/ Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste,

R/ perché siate figli del Padre vostro celeste.

 

ORAZIONE

 O Dio, forza e speranza degli oppressi, che hai donato a San Serapione la grazia di morire martire sulla croce per liberare i cristiani caduti in schiavitù  concedi anche a noi, per sua intercessione, di abbracciare con amore la croce del tuo Figlio e di aiutare con fervida carità i fratelli nelle necessità della vita. 

Per il nostro Signore Gesù Cristo.

 

 
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Pubblicato da su marzo 19, 2014 in LITURGIA DELLE ORE

 

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